giovedì 25 marzo 2010
Certificazione
Definito con chiarezza l'oggetto della certificazione, gli operatori coinvolti e le diverse competenze e responsabilità, è possibile attivare da parte di un organismo terzo l'attività di controllo/certificazione.
I capisaldi dell'attività di certificazione da parte di organismo terzo si basano su alcuni principi inderogabili:
Valutazione del "sistema qualità legato al prodotto"
I capisaldi dell'attività di certificazione da parte di organismo terzo si basano su alcuni principi inderogabili:
- l'organismo di controllo non si sostituisce al produttore/trasformatore nella attività di controllo e garanzia del rispetto delle caratteristiche dichiarate;
- l'organismo di controllo verifica che il sistema di gestione e di controlli del produttore/trasformatore sia pertinente ed efficace nell'ottenimento dei risultati;
- l'organismo di controllo verifica infine che siano gestite le produzioni non conformi.
Valutazione del "sistema qualità legato al prodotto"
- corretta gestione ed esecuzione dei processi secondo quanto definito nel disciplinare;
- corretta gestione ed applicazione del piano dei controlli secondo quanto definito nel disciplinare.
- Prove (analisi) sul prodotto;verifiche del prodotto lungo il processo;
- riscontri delle prove e controlli del produttore/trasformatore.
- le attività di autocontrollo e controllo interno dei produttori/trasformatori previste nel Disciplinare sono ben effettuate e hanno dato i risultati soddisfacenti;
- i controlli periodici dell'organismo confermano i precedenti risultati ed il buon funzionamento del sistema di gestione e controllo;
- eventuali non conformità sono gestite.
Lo schema di certificazione di prodotto
Si basa su alcuni principi essenziali:
In particolare dovranno essere definite:
Il sistema dovrà essere semplice, non pesante, ma sufficiente a "dimostrare" il rispetto dei requisiti specificati.
Una cattiva progettazione dello schema di certificazione può rendere inefficace tutto il lavoro successivo o richiedere sforzi non giustificati ai produttori/trasformatori.
- la qualità di un prodotto è il risultato di un processo che comprende le fasi di progettazione, produzione, verifica dei risultati ottenuti e delle attività svolte; solo la valutazione dell'intero processo può dare sufficienti garanzie che il prodotto sia conforme ai requisiti specificati;
- l'organismo di controllo o certificazione non si sostituisce al produttore/trasformatore, al quale competono le responsabilità primarie di rispettare le procedure di produzione e verifica; è compito dell'organismo invece verificare la capacità del produttore/trasformatore di rispettare procedure di produzione e di verifica;
- è il produttore/trasformatore che deve preoccuparsi di dare evidenza oggettiva del rispetto dei requisiti oggetto di certificazione;
- i requisiti oggetto di certificazione devono essere espressi in termini misurabili e verificabili.
In particolare dovranno essere definite:
- la filiera coinvolta nella produzione/elaborazione del prodotto;
- le caratteristiche del prodotto oggetto di certificazione;
- le fasi critiche dei processi di produzione/trasformazione;
- il piano dei controlli e cioè le attività di verifica attivate dal produttore/trasformatore sul processo e sul prodotto per assicurare il rispetto dei requisiti specificati;
- le modalità di gestione delle non conformità che inevitabilmente si generano in ogni processo produttivo.
Il sistema dovrà essere semplice, non pesante, ma sufficiente a "dimostrare" il rispetto dei requisiti specificati.
Una cattiva progettazione dello schema di certificazione può rendere inefficace tutto il lavoro successivo o richiedere sforzi non giustificati ai produttori/trasformatori.
Principi di certificazione dei prodotti agro-alimentari
Per poter certificare la conformità di un prodotto sono indispensabili tre requisiti:
Nel caso di certificazione volontaria tali regole sono chiaramente definite, ossia esistono delle norme che regolano i 3 punti suddetti.
Nel caso delle attività di controllo previste nei regolamenti europei, che per comodità chiameremo certificazione regolamentata, vengono dati elementi sufficientemente chiari relativamente ai contenuti del Disciplinare e alle caratteristiche degli organi di controllo autorizzati (EN 45011) ma nulla viene indicato circa lo schema di controllo.
La situazione in Italia è complessa: vi sono prodotti riconosciuti a DOP e IGP per i quali esiste un Consorzio di Tutela ed altri per i quali non esiste. I Consorzi di tutela hanno avuto storicamente, tra gli altri compiti, quelli di vigilanza e controllo sulla produzione.
Non è compito di questo articolo entrare nel merito di come debbano essere correttamente interpretati i regolamenti per quanto concerne l'indipendenza e l'imparzialità delle strutture di controllo.
Piuttosto si vuole qui sviluppare un argomento sino ad ora poco considerato e fin troppo trascurato, ma essenziale: come si imposta un sistema di controllo efficace e come si attivano le procedure di certificazione "regolamentata" o volontaria in grado di "assicurare" che un prodotto rispetta i requisiti specificati?
- un disciplinare o documento riconosciuto;
- un Organismo terzo indipendente operante secondo la norma EN 45011;
- uno schema di certificazione che indichi le regole tramite le quali organismo di controllo e filiera produttori/trasformatori si interfacciano.
Nel caso di certificazione volontaria tali regole sono chiaramente definite, ossia esistono delle norme che regolano i 3 punti suddetti.
Nel caso delle attività di controllo previste nei regolamenti europei, che per comodità chiameremo certificazione regolamentata, vengono dati elementi sufficientemente chiari relativamente ai contenuti del Disciplinare e alle caratteristiche degli organi di controllo autorizzati (EN 45011) ma nulla viene indicato circa lo schema di controllo.
La situazione in Italia è complessa: vi sono prodotti riconosciuti a DOP e IGP per i quali esiste un Consorzio di Tutela ed altri per i quali non esiste. I Consorzi di tutela hanno avuto storicamente, tra gli altri compiti, quelli di vigilanza e controllo sulla produzione.
Non è compito di questo articolo entrare nel merito di come debbano essere correttamente interpretati i regolamenti per quanto concerne l'indipendenza e l'imparzialità delle strutture di controllo.
Piuttosto si vuole qui sviluppare un argomento sino ad ora poco considerato e fin troppo trascurato, ma essenziale: come si imposta un sistema di controllo efficace e come si attivano le procedure di certificazione "regolamentata" o volontaria in grado di "assicurare" che un prodotto rispetta i requisiti specificati?
Certificazione di prodotto
La certificazione di prodotto attesta che un prodotto agroalimentare è conforme ai requisiti preventivamente specificati, contenuti in un disciplinare tecnico, riguardanti le caratteristiche e in questo caso, le modalità di fabbricazione e condizionamento.
Si possono sostanzialmente distinguere due tipi di certificazione facenti riferimento alla stessa definizione: quella volontaria e quella "regolamentata".
La certificazione volontaria
La certificazione volontaria di prodotto nasce da due esigenze diverse e complementari:
Certificazione regolamentata
L'applicazione dei Regolamenti europei sulle Denominazioni di Origine e sulle Indicazioni Geografiche Protette richiede l'attivazione di procedure di controllo sulle aziende produttrici e/o trasformatrici per verificare e garantire la conformità delle produzioni ai disciplinari e alle relative prescrizioni.
Gli stessi regolamenti indicano chiaramente che:
Si possono sostanzialmente distinguere due tipi di certificazione facenti riferimento alla stessa definizione: quella volontaria e quella "regolamentata".
La certificazione volontaria
La certificazione volontaria di prodotto nasce da due esigenze diverse e complementari:
- definire, in ambito volontario e attraverso enti normatori, norme di prodotto che abbiano lo scopo di mettere ordine e chiarezza tramite la standardizzazione.
- identificare, posizionare e valorizzare i prodotti a fronte di disciplinari di produzione.
Certificazione regolamentata
L'applicazione dei Regolamenti europei sulle Denominazioni di Origine e sulle Indicazioni Geografiche Protette richiede l'attivazione di procedure di controllo sulle aziende produttrici e/o trasformatrici per verificare e garantire la conformità delle produzioni ai disciplinari e alle relative prescrizioni.
Gli stessi regolamenti indicano chiaramente che:
- gli organismi di controllo devono essere conformi alla norma EN 45011
- i produttori/trasformatori devono avere accesso al sistema di controllo.
Qualità dei prodotti e certificazione nel settore agroalimentare
La nuova "dimensione europea" dei mercati nei quali si trovano oggi ad operare tutte le aziende italiane sta comportando una rapida evoluzione verso nuove e crescenti richieste di garanzie.
In particolare il mercato agroalimentare si sta sviluppando verso una crescente necessità di soddisfare esigenze di nutrizionalità, salubrità e gradevolezza organolettica che si ricollegano in parte alla tradizione alimentare ed in parte alle mutate condizioni imposte dalla vita moderna.
La qualità dei prodotti agroalimentari intesa come l'attitudine a soddisfare i bisogni espliciti e impliciti dei clienti, riveste un ruolo più importante soprattutto in relazione alle condizioni di fortissima concorrenza in cui operano il mondo agroalimentare e quello agroindustriale, diretta conseguenza di una progressiva saturazione dei mercati internazionali.
Anche l'Unione Europea, sensibile ai temi della tipicità e della tradizione alimentare, ha emanato norme regolamentari su alcune categorie di prodotti agroalimentari, quelli a Denominazione di Origine Protetta (DOP), ad Indicazione Geografica Protetta (IGP), con Attestazione di Specificità (AS) e quelli realizzati nelle zone montane (prodotti di montagna).
E' stata fatta oggetto di normativa comunitaria anche tutta la problematica relativa all'agricoltura biologica ed alle produzioni alimentari ottenute con materie prime, sia di origine vegetale che animale, provenienti da coltivazioni od allevamenti disciplinati da impiego di pratiche agronomiche e zootecniche limitate nell'utilizzo di pesticidi, mangimi integrati etc. (agricoltura integrata).
Il tema della certificazione dei prodotti alimentari si inserisce in questo contesto dove l'aspetto della differenziazione, posizionamento del prodotto e della comunicazione temi strategici di competitività.
In particolare il mercato agroalimentare si sta sviluppando verso una crescente necessità di soddisfare esigenze di nutrizionalità, salubrità e gradevolezza organolettica che si ricollegano in parte alla tradizione alimentare ed in parte alle mutate condizioni imposte dalla vita moderna.
La qualità dei prodotti agroalimentari intesa come l'attitudine a soddisfare i bisogni espliciti e impliciti dei clienti, riveste un ruolo più importante soprattutto in relazione alle condizioni di fortissima concorrenza in cui operano il mondo agroalimentare e quello agroindustriale, diretta conseguenza di una progressiva saturazione dei mercati internazionali.
Anche l'Unione Europea, sensibile ai temi della tipicità e della tradizione alimentare, ha emanato norme regolamentari su alcune categorie di prodotti agroalimentari, quelli a Denominazione di Origine Protetta (DOP), ad Indicazione Geografica Protetta (IGP), con Attestazione di Specificità (AS) e quelli realizzati nelle zone montane (prodotti di montagna).
E' stata fatta oggetto di normativa comunitaria anche tutta la problematica relativa all'agricoltura biologica ed alle produzioni alimentari ottenute con materie prime, sia di origine vegetale che animale, provenienti da coltivazioni od allevamenti disciplinati da impiego di pratiche agronomiche e zootecniche limitate nell'utilizzo di pesticidi, mangimi integrati etc. (agricoltura integrata).
Il tema della certificazione dei prodotti alimentari si inserisce in questo contesto dove l'aspetto della differenziazione, posizionamento del prodotto e della comunicazione temi strategici di competitività.
Iscriviti a:
Post (Atom)